Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Instagram: Migliaia di account disabilitati in tutto il mondo (e nessuno ne parla).

La mattina del 4 giugno 2025 ci siamo svegliati con una “bella sorpresa”.
Una mail ufficiale da parte di Instagram ci informava che i nostri profili aziendali erano stati sospesi per una presunta violazione degli “Standard della community”. Nessuna spiegazione dettagliata, nessun avvertimento precedente: solo un messaggio generico e un link per fare ricorso entro il 1° dicembre 2025.

Abbiamo ovviamente seguito la procedura indicata: invio dei documenti, verifica dell’identità, attesa. Tutto come richiesto, nel tentativo di recuperare account che rappresentano anni di lavoro, contenuti, investimenti pubblicitari e relazioni con il nostro pubblico.

Poi, pochi minuti dopo, la doccia fredda.
Una seconda mail chiude definitivamente le porte, con questo messaggio secco:

“Abbiamo controllato il tuo account e stabilito che continua a non rispettare i nostri Standard della community. Di conseguenza, il tuo account è stato disabilitato in modo permanente.”

Senza appello.
Senza un contatto umano.
Senza nemmeno sapere quale norma sarebbe stata violata.

Un problema globale: migliaia di utenti coinvolti
Non siamo i soli.
Basta fare un giro su TikTok o su X (ex Twitter) per trovare centinaia di testimonianze simili alla nostra.
Nei commenti sotto i post ufficiali di Instagram è pieno di utenti da tutto il mondo – aziende, creatori di contenuti, freelance – che raccontano la stessa identica storia: account sospesi senza motivo apparente, assistenza assente, frustrazione totale.

Il problema, però, resta invisibile: nessuna testata giornalistica lo sta raccontando.

Questo è solo un esempio delle decine di post su X, che presentano i commenti di disappunto degli utenti. Aggiornato al 10/06/2025

Un’assistenza inesistente
Chi si trova in questa situazione scopre presto che il Centro assistenza di Instagram è un labirinto senza uscita.
Link che portano a FAQ inutili, moduli automatizzati che non ricevono risposta, zero possibilità di parlare con un operatore umano.
Se non hai la famosa “spunta blu” (e quindi non paghi una quota fissa mensile alla piattaforma), è come se non esistessi.

E così, in silenzio, senza alcun diritto di replica, aziende reali – con investimenti reali – vengono tagliate fuori da un giorno all’altro da uno degli strumenti più potenti del marketing moderno.

Nessuno ne parla, ma dovremmo farlo tutti
Instagram è una piattaforma privata, certo. Ma quando milioni di aziende nel mondo investono denaro reale per crescere e lavorare al suo interno, allora non si può più parlare solo di “social”. Si parla di economia digitale, di lavoro, di diritti.

Quando una piattaforma così grande decide unilateralmente di disattivare account senza spiegazioni, senza dialogo, senza possibilità di difendersi, il danno non è solo tecnologico: è umano, economico, etico.

E la cosa più grave è che – ad oggi – nessuno sta denunciando tutto questo.
Né giornalisti, né organi ufficiali, né chi dovrebbe tutelare aziende e professionisti in uno spazio digitale diventato sempre più essenziale.

Cosa chiediamo?
Chiediamo solo trasparenza.
Chiediamo che ci venga detto perché un account viene disattivato.
Chiediamo un canale di supporto reale per chi investe nella piattaforma.
E chiediamo che questo problema venga raccontato: perché se oggi è toccato a noi, domani potrebbe succedere a chiunque.

Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie per fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni a trovarci.

Consulta la nostra Privacy Policy e Cookie Policy